A San Giuliano Milanese, da una joint venture tra Terenzi Srl e Rude Records, nasce una fabbrica di dischi di composti 100% riciclabili

Gli osservatori del music business da ormai qualche anno tengono d’occhio due tendenze: da un lato il ritorno al vinile, segmento di nicchia della discografia ma in crescita esponenziale nell’epoca della riproducibilità in streaming, dall’altro la sostenibilità delle produzioni. Non c’è live festival, tra quelli programmati nel dopo pandemia, che non lavori per ridurre emissioni e rifiuti. A San Giuliano Milanese qualcuno ha pensato di mettere insieme i due concetti: nasce così Greenyl, startup che produce dischi in vinile utilizzando un composto polimerico al 100% riciclabile.

E, come nelle storie più belle che hanno a che fare con la musica, a mettere su la «band» sono due vecchi amici di liceo: Luca Terenzi e Ilich Rausa. Il primo ha un’azienda di famiglia a San Giuliano, la Terenzi Srl che produce materiali plastici con 60 dipendenti e 6 milioni di giro d’affari. Il secondo è il patron di Rude Records, etichetta discografica di Assago specializzata nella produzione di artisti internazionali, con un occhio di riguardo per l’hard & heavy. «Ci conosciamo da una vita», racconta Rausa, «e da tempo ci dicevamo che sarebbe stato bello mettere su un business insieme che avesse a che fare con la musica. Vinile e sostenibilità ci sono sembrati la scelta migliore in questo particolare momento storico».

Al di là dei sentimenti, che sono sempre il sale della vita, sono anche i numeri a suggerire certe mosse. Il vinile, in un mercato discografico globale che vale 26,2 miliardi di dollari (dati Ifpi), è una nicchia da 1,98 miliardi. Le proiezioni al 2030, però, fanno riferimento a un business da 4,12 miliardi, considerando il tasso di crescita annuale del
9,57% dal 2023 al 2030. C’è domanda crescente di «stampe».

Secondo Making Vinyl, la conferenza annuale sulla produzione di dischi, nel 2022 sono stati prodotti circa 180 milioni di dischi. Il problema è che il cloruro di vinile è inquinante ed estremamente pericoloso quando inalato ed è considerato cancerogeno. L’esposizione prolungata al cloruro di vinile provoca linfomi, leucemie e tumori al cervello, al fegato e ai polmoni. Per contrastare le emissioni di CO2 rilasciate dalla produzione di vinili, sarebbe necessario piantare 6 milioni di alberi ogni anno. Tanto da ricoprire un’area 35 volte più grande di Central Park a New York.

«Da qui l’idea di realizzare i primi vinili al 100% sostenibili», prosegue Rausa. La startup Greenyl è una jointventure partecipata al 75% da Terenzi e al 25% da Rude. Ogni vinile di Greenyl è frutto di un processo al 100% ecologico, senza Pvc e con l’80% di energia proveniente da pannelli solari. Un composto di plastica riciclata certificato al 99 per cento. «Nella prima fase di sperimentazione», racconta Rausa, «abbiamo stampato solo album di Rude, ma a partire dalla settimana prossima abbiamo incontri in calendario con tutte le major».

Il debutto ufficiale del brand avviene in occasione della prima data di I-Days Milano 2023. Sul progetto c’è un investimento da 3 milioni in tre anni che punta a realizzare un fatturato da 4,8 milioni di euro nel 2024. Fino a salire a quota 21,9 milioni nel 2027, intercettando l’hype per il vinile del mercato e l’appeal del green tra quanti fanno musica o fruiscono di musica. Dettaglio non di poco conto: realizzando anche nuove assunzioni.