Tanti le comprano, nessuno le ricicla. Così le sigarette elettroniche usa e getta sono diventate una preoccupazione globale

Vaporizzatori, svapo, e-cig. Sono i nomi con cui vengono definiti i dispositivi per fumatori di ultima generazione, che promettono meno danni alla salute pur mantenendo il piacere del fumo. Nel mondo occidentale hanno conquistato la loro fetta di mercato, con innumerevoli modelli. Soprattutto le sigarette elettroniche usa e getta. Nessuno però si è preoccupato di costruire un sistema di raccolta e riciclo di quelli che vanno considerati a tutti gli effetti dei RAEE.

Ogni anno vengono gettati via un totale di 844 milioni sigarette elettronicheha scoperto UNITAR, l’Istituto di ricerca dell’ONU. Tuttavia, al loro interno si trovano preziosi fili di rame e batterie agli ioni di litio. Tutti metalli che vanno sprecati. Per fare un paragone, la quantità di litio persa sarebbe sufficiente a produrre batterie per 5 mila auto elettriche.

Il problema con lo smaltimento di questi oggetti è che i dispositivi elettronici spesso contengono anche materiali pericolosi come piombo o mercurio, che potrebbero fuoriuscire dalle discariche e contaminare il suolo e l’acqua. Anche accumulare i dispositivi a casa non è l’ideale.

Il problema sta raggiungendo una magnitudo non più ignorabile. Soprattutto a causa delle sigarette elettroniche usa e getta, che costano poco e durano qualche giorno, prima di finire la loro vita utile in un cassonetto dell’indifferenziato. Ecco la situazione nei principali paesi.

Stati Uniti, un mezzo divieto che fa male a tutti

Negli Stati Uniti il boom delle svapo monouso è iniziato anche a causa di una lacuna normativa. All’inizio del 2020, la Food and Drug Administration (FDA) ha annunciato il divieto di vendita di molti prodotti dei liquidi aromatizzati per sigarette elettroniche. Escluse quelle usa e getta. Questo le ha rese un’opzione allettante per le persone che volevano continuare a sentire alcuni sapori cui si erano affezionate. Il loro decollo (+200% quasi negli ultimi 3 anni) ha quindi preoccupato sia i tutori della salute pubblica che gli ambientalisti.

Le vendite di vaporizzatori usa e getta valgono oggi quasi metà del mercato del settore in USA. Hanno visto un raddoppio da febbraio 2020, quasi 12 milioni di dispositivi venduti al mese. Gli americani ne buttano via più di 4 al secondo. Ogni svapo usa e getta contiene liquido alla nicotina, batterie al litio, bobine metalliche riscaldate e altri metalli pesanti, ed è tutto avvolto in una custodia di plastica.

Europa in ordine sparso

La Commissione Europea non ha intenzione di prendere provvedimenti a breve contro le sigarette elettroniche usa e getta. Nella sua interrogazione scritta, l’eurodeputata francese Aurélia Beigneux ha descritto i vaporizzatori elettronici monouso come una “grave fonte di inquinamento e un disastro ambientale”. Ha sottolineato che “nella maggior parte dei casi queste sigarette non vengono smaltite in modo da consentirne un riciclo adeguato”. Tuttavia, per ora da Bruxelles non sono state messe in campo contromisure specifiche.

L’Irlanda sta conducendo sondaggi pubblici per capire i margini di un potenziale divieto, mentre molte associazioni sollecitano il governo ad agire.

Anche la Germania intende prendere provvedimenti contro le sigarette elettroniche usa e getta. Alcuni ecologisti – tra cui Steffi Lemke, ministro federale verde dell’Ambiente – sono andati oltre, proponendo di bandirli del tutto dall’UE.

La Francia ha annunciato un piano per vietare le svapo, mentre il Belgio è in attesa del via libera dell’UE per varare il proprio divieto.

L’Italia tenta la via del riciclo

In Italia, le misure sono più soft, perché un divieto non è al momento considerato dal governo. Eppure secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane, riportati da Altroconsumo, tra gennaio e aprile 2023 sono state vendute sigarette monouso contenenti oltre 31,9 milioni di ml di liquidi corrispondenti a circa 15,9 milioni di sigarette elettroniche usa e getta vendute in solo quattro mesi. Praticamente, nel nostro paese si vendono 132 mila sigarette elettroniche usa e getta ogni giorno, che nessuno sa come vengono smaltite.

Così, oltre alle norme classiche già in vigore per qualunque RAEE (senza molto successo), si è deciso di fare un passettino in più. Logista Italia e Federazione Italiana Tabaccai hanno firmato a settembre un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per organizzare a livello nazionale la raccolta e il ritiro di sigarette elettroniche. Nella pratica, verranno collocati in 60 mila tabaccherie italiane dei punti di raccolta dove gettare la propria e-cig esausta. Altri punti vendita potranno aderire all’iniziativa.

A scuola dalla Nuova Zelanda

Un esempio di regolamentazione “a monte” delle sigarette elettroniche viene dalla Nuova Zelanda. Nota per le sue rigide linee guida anti-tabacco, ha adottato forti restrizioni dall’agosto di quest’anno. La nuova serie di regole a protezione dei giovani include un livello più basso di nicotina nelle svapo, nomi delle essenze molto generici e il divieto di aprire negozi di sigarette elettroniche vicino alle scuole. “Riconosciamo che dobbiamo trovare un equilibrio tra impedire ai giovani di iniziare a ‘svapare’ e allo stesso tempo rendere disponibili i vaporizzatori come strumento di cessazione per coloro che vogliono veramente smettere di fumare”, ha detto Ayesha Verrall, Ministra della Sanità neozelandese. Le restrizioni sono arrivate un mese dopo che l’Australia ha annunciato misure simili.

“I rifiuti raccolti verranno poi trasportati in appositi luoghi di raggruppamento istituiti da Logista, da dove, grazie al prezioso supporto del Centro di Coordinamento RAEE, saranno avviati agli impianti di trattamento”, spiega una nota.