Una ricerca condotta a New York suggerisce che i residenti si sono dedicati a progetti ambientali grazie al tempo libero gestito con ilo smart working

Il lavoro da remoto e quello ibrido hanno permesso una crescita record del volontariato ambientale a New York. Lo sostiene un nuovo studio della New York University (NYU) pubblicato negli Atti ACM sull’interazione uomo-computer e presentato alla conferenza di Aarhus del 2025 sull’informatica critica. L’indagine si basa su cinque anni di ricerca etnografica presso un sito di compostaggio e giardinaggio gestito da volontari a Sunnyside, nel Queens.

Il lavoro da remoto e quello ibrido hanno permesso una crescita record del volontariato ambientale a New York. Lo sostiene un nuovo studio della New York University (NYU) pubblicato negli Atti ACM sull’interazione uomo-computer e presentato alla conferenza di Aarhus del 2025 sull’informatica critica. L’indagine si basa su cinque anni di ricerca etnografica presso un sito di compostaggio e giardinaggio gestito da volontari a Sunnyside, nel Queens.

Lo studio ha scoperto che orari flessibili e smart working hanno permesso ai lavoratori di dedicarsi attivamente al lavoro ambientale durante la giornata. Molti hanno riferito di essere spinti non solo dalla disponibilità di tempo, ma anche dal desiderio di contrastare l’isolamento e la stanchezza associati alla vita professionale da remoto.

Si tratta di un’analisi condotta da Margaret Jack, professoressa presso il Dipartimento di tecnologia, cultura e società della Tandon School of Engineering della NYU, su un sito noto come 45th St Greenspace, fondato nel 2020 su un terreno precedentemente abbandonato. I volontari, molti dei quali erano freelance in settori come il design, il mondo accademico o i media, hanno portato avanti presso il sito operazioni di compostaggio, piantumazioni di giardini, eventi pubblici e miglioramenti infrastrutturali. La maggior parte viveva nelle vicinanze e integrava l’orto nella propria routine quotidiana o settimanale.