È una provocazione ma è tutto vero: molte zone del paese sono a rischio per la siccità e Deserti d’Italia lo racconta grazie a foto stupendamente tragiche

Si intitola Guida turistica ai deserti d’Italia ed è un viaggio alla scoperta di luoghi insoliti e affascinanti, frutto di quel processo di desertificazione planetaria che sta coinvolgendo anche la nostra Penisola.

Promosso nell’ambito del progetto Acqua nelle nostre mani di Finish, il libro fotografico è stato realizzato dal fotoreporter Gabriele Galimberti, vincitore del World Press Photo nel 2021, in un viaggio compiuto l’estate scorsa, con la sua collaboratrice Camilla Miliani, con l’obiettivo di raccontare gli effetti della siccità sul nostro territorio.

Il risultato è una raccolta di immagini di “paesaggi mozzafiato di cui il Bel Paese non avrebbe bisogno”, come recita il sottotitolo della guida: fiumi diventati sentieri da trekking, canyon rocciosi famosi per il rafting e ora pareti da arrampicata, paesaggi aridi al posto di grandi laghi pescosi.

 

 

Le zone visitate sono state Sicilia, Abruzzo, Marche, Toscana, Lombardia, Umbria, Emilia-Romagna e Molise, con attenzione particolare su fiumi e laghi. Come il deserto di Pozzillo, in Sicilia, sorto dove un tempo c’era un lago artificiale per irrigare gli agrumeti da Enna fino alla Piana di Catania; quello del fiume Trebbia, ridotto a una distesa di terra bianca e arbusti; il Trasimeno, dove l’assenza di piogge, ha ridotto notevolmente le dimensioni del lago; o, ancora, quello del Montespluga, nella provincia di Sondrio, a 1900 metri di quota, emerso con il ritiro delle acque lacustri.

È sconvolgente infatti trovarsi davanti alle conseguenze della siccità. Di fatto a oggi il 70 per cento della Sicilia, il 57 per cento della Puglia, il 58 per cento del Molise e il 55 per cento della Basilicata sono a rischio desertificazione. Vastissime aree del territorio nazionale che forse è bene vengano visitate per capire fino in fondo cosa stiamo rischiando.

 

 

La desertificazione è quindi un dato di fatto ma quali sono le cause principali? Sicuramente in primis scelte, azioni e attività umane discutibili. Sempre in “Deserti d’Italia” si legge che “l’attribuzione della desertificazione ai cambiamenti climatici e alle attività umane varia nello spazio e nel tempo. Eppure, è possibile individuare qualche tratto comune.

Tra questi, l’eccessivo prosciugamento delle falde acquifere. Un terzo delle quali, in Italia, è in pessime condizioni. Basti pensare che le nostre acque sotterranee sono le più utilizzate per l’approvvigionamento di acqua a uso civile. Che il consumo idrico pro capite italiano è tra i più alti al mondo: solo a uso domestico ne consumiamo 152 metri cubi annui, 6.300 litri giornalieri per individuo”. Inoltre c’è la poca consapevolezza del nostro impatto: per esempio il 48 per cento dei consumatori italiani sottostima il proprio consumo idrico personale, che passa anche dalla dieta.

Altro dato preoccupante è la dispersione idrica: nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitane, ben il 36,2 per cento dell’acqua immessa in rete. Siamo in parte la causa del problema e ora dobbiamo dunque pensare a come agire per esserne il rimedio.