Un rapporto di Greenpeace fotografa luci e ombre delle strategie per ridurre le emissioni e permettere di muoversi con bus, treni e metropolitane. A sorpresa Roma è settima in classifica

Dal primo maggio Germania e Ungheria, seguendo l’esempio di altri Paesi europei, hanno introdotto il “biglietto climatico”. Si tratta di un titolo di viaggio a basso costo per il trasporto pubblico cittadino, gli autobus e i treni regionali su tutto il territorio nazionale. La mobilità è la seconda spesa delle famiglie europee dopo quella destinata all’abitazione. I trasporti sono responsabili del 25% delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea e del consumo di quasi il 70% di tutto il petrolio utilizzato. Di qui l’idea di favorire quello pubblico che anche in Italia non è nuovo, basti pensare alla sperimentazione di Genova e Olbia in fatto di accesso gratuito ai mezzi del comune.

“Il trasporto pubblico è una necessità vitale per milioni di persone, che contano ogni giorno su autobus, tram, metro e treni per spostarsi”, spiega Federico Spadini, di Greenpeace Italia. “Eppure l’Europa è ancora molto lontana dall’avere un sistema integrato, economico e accessibile a tutte le persone”.

Di qui il rapporto di Greenpeace Europa centro-orientale (Cee) che ha stilato una classifica di trenta Paesi europei e delle rispettive capitali sulla base di quattro criteri: disponibilità del biglietto climatico o multimodale e semplicità del sistema di biglietteria; costo del biglietto; presenza di riduzioni per alcune categorie di persone; ammontare dell’Iva sul trasporto pubblico. Non tiene però conto delle alternative a impatto zero, dai servizi di sharing alle piste ciclabili.

Ad ogni modo oltre a Lussemburgo e a Malta, che hanno reso il trasporto pubblico gratuito, solo in Austria, Germania e Ungheria sono stati introdotti biglietti relativamente economici utilizzabili su tutto il territorio nazionale, con un costo medio inferiore ai 3 euro al giorno. In fondo alla classifica si trovano invece Bulgaria, Croazia e Grecia. L’Italia si colloca al 21esimo posto, dato che non ha un sistema di biglietti unico e ogni azienda del trasporto pubblico ha il proprio. In più finora solo la città di Bari ha sperimentato un abbonamento annuale a 20 euro l’anno per scoraggiare l’uso dell’auto privata.

La situazione cambia se si guarda alle singole capitali dato che tutte offrono abbonamenti mensili o annuali validi per quasi tutti i mezzi e anche riduzioni per determinate categorie di persone. Roma ad esempio si colloca al settimo posto: il costo del biglietto annuale è al momento fra i più bassi in Europa, ma ci sono alcune limitazioni rispetto all’accessibilità alle riduzioni. Soprattutto, la qualità del trasporto pubblico nella nostra capitale non è all’altezza e “presenta molte problematicità” come scrive Greenpeace.

Nelle prime dieci posizioni troviamo TallinnLussemburgoLa Valletta, Praga, BratislavaMadrid, appunto RomaViennaAteneSofia. All’estremo opposto ParigiAmsterdamLondra Dublino. Il limite della classifica, come dicevamo pocanzi, sta nel fatto che non si tiene conto delle alternative a impatto zero sia al trasporto pubblico sia a quello delle auto private. Vale per Parigi ad esempio e vale soprattutto per Amsterdam dove la bicicletta è uno dei mezzi più usati. Manca poi Copenaghen che è la città più avanti nell’abbattimento delle emissioni.

Greenpeace chiede ai governi e alle istituzioni “di impegnarsi per la diffusione di biglietti climatici accessibili, semplici, convenienti e inclusivi, validi a livello nazionale e sul lungo termine in tutta l’Unione”. Ma anche di ridurre l’Iva sul trasporto pubblico e di assicurare investimenti significativi sulla rete ferroviaria e sul trasporto pubblico locale, favorendo l’intermodalità e garantendo copertura a chi vive nelle aree remote. In Italia ha appena lanciato una petizione in tal senso.