L’Italia è il 2° maggior produttore di rifiuti plastici in Europa e il 3° paese per volumi dispersi in mare. Il 77% dei rifiuti di plastica nel Mediterraneo sono sui fondali italiani

Due milioni di euro in 3 anni, ripartiti in parti uguali tra sette Autorità di bacino distrettuali, per interventi di recupero plastica dai fiumi. Con il via libera arrivato ieri dalla Corte dei conti può finalmente partire il primo programma sperimentale in Italia per liberare i fiumi della penisola dai rifiuti di plastica, intervenendo prima che possano raggiungere il Mediterraneo.

L’intervento è previsto dalla Legge SalvaMare approvata nel 2022 per semplificare la normativa che regola la gestione di alcuni tipi di rifiuti. In particolare i rifiuti accidentalmente pescati o raccolti volontariamente nelle acque e le biomasse vegetali spiaggiate. La legge li assimila ai rifiuti urbani, facilitando così raccolta e smaltimento.

Perché è urgente il recupero della plastica dai fiumi?

Un provvedimento che consente di iniziare ad affrontare uno dei principali problemi dell’inquinamento dei fiumi italiani. Un recente monitoraggio condotto da ISPRA insieme a Fondazione Sviluppo Sostenibile e Nauta srl ha accertato che circa l’87% dei rifiuti che galleggiano nei corsi d’acqua della penisola è composto da plastica e sono legati alle attività di produzione e consumo degli alimenti. Non è un caso che più o meno 1/3 del totale dei rifiuti analizzati sia di plastica monouso, ufficialmente messa al bando in Italia dall’inizio del 2022.

L’Italia, poi, è secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa e terzo tra quelli che ne disperdono in mare. Più del 70% dei rifiuti marini del Mediterraneo è depositato nei fondali italiani e il 77% è costituito da plastica, calcolavano ISPRA e SNPA con un monitoraggio condotto tra 2017 e 2018. Per ridurre questa forma di inquinamento è vitale agire a monte, ovvero sui corsi d’acqua dolce che scaricano i rifiuti a mare.

Il programma sperimentale triennale per il recupero plastica dai fiumi prevede interventi strutturali direttamente sui corsi d’acqua per la cattura, rimozione e gestione dei rifiuti plastici galleggianti. Ma anche campagne di sensibilizzazione sul tema promosse dalle Autorità di bacino coinvolte. “Interveniamo fattivamente a salvaguardia dei nostri mari e dei nostri fiumi sempre più esposti al pericolo dell’inquinamento antropico. Lo facciamo operativamente e sotto il profilo culturale, che consideriamo architrave per gli obiettivi di economia circolare e di sostenibilità”, ha dichiarato la viceministra all’Ambiente e alla Sicurezza energetica, Vannia Gava.